L’altra sera a Monteveglio in un sala piena di pubblico , il Sindaco di Bologna Virginio Merola e il segretario provinciale del PD Raffaele Donini hanno contestualizzato l’ipotesi del nuovo Comune Unico della Valle Samoggia nel riordino complessivo metropolitano. Ecco uno stralcio dell’intervento di Merola:
“Negli ultimi anni abbiamo assistito alla creazione di nuove province e nuovi comuni. Qui si va controcorrente, facendo scelte che altri dovranno seguire e che guardano al futuro. (Si tratta di) scegliere un’idea sana di autonomia che non è uguale a “ognuno mantiene i suoi piccoli poteri e le sue piccole risorse” ma (vuol dire) metterle in gioco per avere più risorse per affrontare i problemi della vita quotidiana delle persone. Questa piazza e questa abbazia rimarranno sempre, ma avranno molta più possibilità di vivere in una dimensione dove si spende meno per la gestione e si spende di più per gli utenti dei servizi. “
“Questo è importante nel momento in cui come comuni stiamo facendo una battaglia ormai senza fine con questo governo per non farci tagliare ulteriormente le risorse e i servizi che ancora vogliamo cercare di assicurare alle nostre comunità. ”
“(Questa) è quindi davvero un’esperienza che ha rilevanza nazionale. Nessuno la impone, si tratta di sceglierla liberamente attraverso un referendum; non per decidere di abolire qualcosa e fare terra bruciata del passato ma per dare una prospettiva a questo passato. Dopodichè si può anche scegliere (invece) di barcamenarsi.. Questi 5 Sindaci vi chiedono di non barcamenarsi, di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di dire “proviamo a fare un comune più grande, con più risorse, con un Sindaco eletto direttamente, con delle municipalità e dei servizi che restano in tutto il territorio ma con il respiro di guardare al futuro.”
“La città metropolitana sarà realtà nel 2014 e quindi questa comunità della Valle del Samoggia sarà rappresentata da un Sindaco solo che si confronterà con gli altri, ma rappresentando un’intera vallata e non le esigenze frammentate di 5 comuni: è qui la differenza. Chi insiste sul fatto che questa scelta compromette l’autonomia del proprio comune fa un grande errore perchè l’autonomia si costruisce sapendo affrontare i problemi alla scala in cui essi richiedono di essere affrontati. Non si difende l’autonomia chiudendosi nel proprio comune quando si sa benissimo che ci sono scelte che si prendono sopra il comune, e che queste scelte diventeranno sempre più importanti e fondamentali per la stessa vita del comune che si vuole mantenere. In realtà è solo una scelta istituzionale: nel concreto della vita quotidiana non cambieranno i riferimenti anche simbolici e identitari di ciascuno di questi comuni, nella pratica se si costruisce bene, dovrebbe migliorare di molto la capacità di dare risposte sui servizi.”
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