Questo il mio editoriale per l’ultimo numero del periodico comunale (che potete sfogliare a questo link: https://www.calameo.com/read/0061699607c7bd97646fc
DALL’EMERGENZA ALLA PROGRAMMAZIONE. Periodicamente, con frequenze sempre più brevi, leggiamo di zone del nostro Paese, ma in realtà nell’intero pianeta, colpite da eventi meteo che superano la portata ordinaria e sconvolgono interi territori. Le loro cause, complesse e articolate, sono influenzate da scelte che quasi sempre vengono da molto lontano. L’alluvione che ha colpito la nostra regione è solo l’ultimo evento in ordine di tempo, ma la mappa di disastri di questo tipo, se sommiamo quelli solo degli ultimi anni, ha colpito ovunque. I piani esistenti che prevedono fenomeni di questo tipo con previsioni a cadenza da cinquantennale a duecentennale, riportano puntualmente le zone più a rischio, sulle quali è possibile intervenire con una programmazione adeguata. Il tema sono le risorse. Ma non solo. Qualche anno fa (2014) era stato studiato un piano nazionale di interventi, del valore di circa 30miliardi per circa 11mila opere strategiche. Sembrano tanti soldi ma, spalmati in un arco temporale di 5-10 anni, assolutamente sostenibili. Il solo ripristino dei danni della recente alluvione peserà, sui bilanci annuali, molto di più. Quella struttura tecnica, al primo cambio di governo, fu smantellata. E questo è uno dei problemi di fondo: gli interventi strutturali richiedono molto tempo e devono uscire da logiche politiche di contrapposizione. E di strumentalizzazione. O ci ritroveremo periodicamente a recriminare su quanto si poteva fare e anche questa volta non si è fatto.