La Giornata della Memoria è stata istituita per ricordare le vittime di uno degli orrori assoluti che l’umanità abbia mai conosciuto. Con l’Olocausto e le leggi razziali, ideate e attuate ad opera di chi si richiamava alla ideologia nazifascista, si sono calpestati diritti inviolabili e si sono cancellate milioni di vite nei modi più atroci lasciando ferite inguaribili anche nei corpi e nelle menti di chi è sopravvissuto. Per molti anni si è pensato che gli anticorpi all’odio e alla discriminazione si fossero radicati nella società, indicando l’unica strada da percorrere, quella di chi, scegliendo di stare dall’unica parte giusta, ci ha consentito di uscire da quel periodo, quella che ha animato lo spirito di chi ha scritto congiuntamente la Costituzione italiana. Concetti di tutti, non di una parte.
Dobbiamo prendere atto che non è più cosi. La tendenza (anzi le azioni sempre meno mascherate) di un revisionismo al ribasso, che miscela sapientemente fatti non sovrapponibili nel tempo e nei modi, fake news, spinte a fomentare divisioni e paure, stanno seducendo, oggi come allora, parti della comunità, cambiando la percezione di cio che è avvenuto, di chi e cosa lo ha causato. Ma soprattutto di capire che quel modo di ‘risolvere’ i problemi complessi della società non porta a nulla, se non ad altro odio e orrore.Ancora più forte deve quindi essere oggi l’impegno attivo di tutti per la memoria dei fatti storici contro ogni forma di prevaricazione, in ogni parte del mondo, opponendoci a chiunque ne sia il protagonista.
Scrive un ormai maturo Armando Gasiani, nostro concittadino, scomparso alcuni anni fa, sopravvissuto ai campi di concentramento in cui viene deportato appena diciottenne insieme al fratello Serafino dal quale viene separato e che non rivedrà mai più, che ha speso l’intera sua vita a raccontare la sua storia: “Dopo tanti anni ho imparato a ripercorre le strade che portano a quei luoghi di morte, sia in compagnia di amici che vissero con me quel periodo di schiavi condannati a lavori forzati, sia con giovani e studenti capaci di ascoltare le parole della memoria (…). Ho cercato di ricordare quanto più potevo, frugando con sofferenza nel passato (…). Fatti che resteranno incancellabili nella memoria di chi li ha vissuti, mentre le violenze inflitteci sono ancora per me inspiegabili. So che per chi le sente raccontare sono difficili da credere perché superano l’immaginazione e la fantasia, ma io continuerò a ripeterle finché avrò voce”.