Buongiorno a benvenute a tutte e a tutti.
Quest’anno vorrei prendermi qualche minuto per ripartire dall’inizio, prima di perdere definitivamente quella strada che per troppi anni abbiamo dato forse troppo per scontato.
Il 22 aprile 1946, su proposta dell’allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, venne individuata questa giornata, il 25 aprile, come celebrazione dell’Anniversario della Liberazione, poi inserita stabilmente nella lista delle ricorrenze italiane con la legge 260/1949.
Ma Liberazione da cosa? Sembra una domanda banale. Non credo lo sia più, almeno non per tutti.
Il revisionismo storico, o meglio, il negazionismo sugli orrori del regime nazi-fascista ha fatto sempre più breccia nella memoria collettiva, sfruttando innanzitutto il fattore tempo, che allontana quei fatti e ci priva sempre più delle testimonianze dirette di quella immane tragedia, e poi la manipolazione delle informazioni, sempre più facile in questa società frenetica, individualista e con nuovi media più inclini ad essere utilizzati come rapidi mezzi di diffusione di false verità.
E quindi da cosa siamo stati liberati in Italia?
Sono gli anni in cui il regime fascista, che opera da diversi anni nel pieno compimento della sua precisa idea di governo, reprime ogni possibilità di espressione con l’azione coercitiva delle camicie nere e delle squadre fasciste.
Vennero emanati una serie di provvedimenti che limitarono fortemente la libertà di espressione e azione: vennero sciolti tutti i partiti e le associazioni sindacali non fasciste, venne soppressa ogni libertà di stampa, di riunione o di parola, venne ripristinata la pena di morte. Sul fronte della giustizia venne creato un Tribunale speciale per i reati di matrice politica, venne potenziata la misura di prevenzione del confino, con la quale l’autorità amministrativa (il Ministro dell’interno) poteva imporre il domicilio alle persone sgradite. Non molti ricordano che furono introdotte poi misure speciali per consentire alla propaganda di nascondere il reale stato del Paese come i reati per disfattismo politico, disfattismo economico, attività antinazionale del cittadino all’estero, vilipendio della nazione italiana.
Fino ad arrivare all’approvazione delle Leggi Razziali, in cui si definisce in modo chiaro, citando letteralmente alcuni stralci del manifesto, che:
● Le razze umane esistono.
● Esistono grandi razze e piccole razze.
● Il concetto di razza è un concetto puramente biologico.
● La popolazione dell’Italia attuale è nella maggioranza ariana e la sua civiltà è ariana.
● Esiste ormai una pura razza italiana.
● È tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti.
● È necessario fare una netta distinzione fra i mediterranei d’Europa (occidentali) da una parte e gli orientali e gli africani dall’altra.
● Gli ebrei non appartengono alla razza italiana.
● I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo
Seguì la folle decisione del regime fascista italiano di associarsi al movimento nazista di Hitler, mutuandone modi e scelte e il trascinamento in guerra dell’Italia nel tragico conflitto mondiale e nella eliminazione di massa di tutti quelli che erano considerati diversi, ebrei, omosessuali, disabili, minoranze etniche, gruppi religiosi, contribuendo, e consegnando i propri concittadini innocenti, alla più brutale e impensabile opera che potessero immaginare degli esseri umani, la deportazione di milioni di uomini donne e bambini, usati come schiavi, cavie, oggetto di torture e, per la quasi totalità, poi uccisi o lasciati morire.
Ecco da cosa siamo stati liberati.
Perchè, dopo tanti anni, ho sentito il dovere di fare questo piccolo riassunto dei fatti? Perchè ho la sensazione (per usare un eufemismo) che il tentativo di revisionismo, ovvero di cancellazione di come sono andate le cose, sia passato ad un altro livello.
Sentire parlare, non dei fanatici nostalgici del ventennio ma vertici dello Stato Italiano, di “sostituzione etnica”, di considerazioni circa il fatto che assassini nazisti erano in realtà degli innocui musicisti o ancora discriminare le coppie omosessuali e rinnegare il senso più profondo della Liberazione italiana, affermando di partecipare a questo anniversario solo come forma di ripudio degli orrori del nazismo, dimenticandosi quanto, prima e dopo, da noi, il fascismo ha fatto, sinceramente non è tollerabile.
Il Presidente Mattarella, ad Auschwitz qualche giorno fa per il ricordo dell’Olocausto, ha detto:
“Oggi più che mai, nel riproporsi di temi e argomenti che avvelenarono la stagione degli anni ’30 del secolo scorso, con l’infuriare dell’inumana aggressione russa all’Ucraina, la memoria dell’Olocausto rimane un monito perenne che non può essere evaso.
L’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo l’antisemitismo, l’indifferenza, il delirio, la volontà di potenza, sono in agguato. Sfidano in permanenza la coscienza delle persone e dei popoli. Non può essere ammesso nessun cedimento alle manifestazioni di intolleranza e di violenza. Nessun arretramento nella tutela dei diritti fondamentali base del nostro convivere”.
E quindi perchè è tanto importante essere qui questa mattina? Non solo per ricordare le nostre comunità unite nella lotta partigiana, che si sono ribellate e hanno combattuto sacrificando migliaia di vite per ritrovare la libertà.
E molti di noi hanno ancora ferite che mai potranno rimarginarsi di quel periodo. Lasciatemi quindi cogliere l’occasione per onorare e complimentarmi con Savina Reverberi, la figlia di Gabriella Degli Esposti, partigiana, eroina e martire, insignita della Medaglia d’Oro, barbaramente torturata ed uccisa dalle SS, che per lo straordinario lavoro di memoria della storia di sua madre e della Resistenza fra i giovani, è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere della Repubblica.
Ma siamo qui anche per dire che i fatti non possono e non devono essere cambiati. Il ricordo non serve a dare colpe ai figli di quelli che hanno preso quelle decisioni. Serve a non ripetere quegli errori.
Nessuno deve oggi sentirsi offeso nel definire quello che il regime fascista ha fatto, perchè ognuno di noi può scegliere da che parte stare.
Non è possibile giustificare o riabilitare quegli orrori e quella storia, e non è una questione di parole, ma di come intendiamo imparare da quegli errori ed agire per evitare di ripeterli.
Abbiamo degli anticorpi ancora vivi in questo senso. Qualche giorno fa, il 21 aprile, giorno della Liberazione di Bologna, abbiamo inaugurato il monumento alle staffette partigiane alla presenza di tante giovani e giovani che hanno potuto ascoltare dalle parole proprio di una allora quindicenne staffetta partigiana, la Sig.ra Mara, il racconto di quel periodo.
Ripartiamo da li. Dal dialogo tra le generazioni, dalla disponibilità ad ascoltarci, dalla forza di studiare quello che è successo in quel ventennio per non ripeterlo e per impedire che qualcuno lo possa cancellare dalla nostra mente.
Sono sicuro che tutti insieme ce la possiamo fare.
W il 25 aprile
W la Resistenza
W la Libertà