Quando oggi si entra in quella che era la sede della succursale del Salvemini, l’aula che cambiò per sempre il destino di giovanissime donne e uomini è subito li, sulla destra. La ristrutturazione dell’edificio ha sapientemente mantenuto i segni di quella tragedia. Sono state mantenute le sagome degli squarci nei muri provocati da quell’aereo e installata una enorme vetrata, al posto di quello che era il muro perimetrale dell’edificio, che lascia la vista a quella porzione di cielo da cui è arrivato quell’oggetto impazzito che ha cambiato tutto.
Quando entri puoi rivivere in prima persona quanto è accaduto. E ogni volta è una prima volta. Sia per chi è da tanti anni che varca quella soglia nel momento del ricordo. Sia per chi non lo ha mai visto.
Osservo sempre gli sguardi delle ragazze e dei ragazzi che entrano per deporre un fiore in ricordo dei loro compagni. I volti di quella età in cui tutto è possibile che cambiano improvvisamente espressione e si calano nell’abisso di quella tragedia.
Che non può e non deve ripetersi. Ed è questo il senso dall’impegno di ognuno di noi in questa giornata, il filo che ci continua a legare a quelle e a quei giovanissimi ragazzi e ragazze.