Ieri pomeriggio la Conferenza Metropolitana dei Sindaci ha approvato il primo Statuto della Citta Metropolitana di Bologna che dal 1° di gennaio diventa pienamente operativa nei suoi organi di indirizzo e governo.
La stagione che si apre è già piena di problematiche urgentissime da risolvere prime fra tutte il nodo delle funzioni, che dovrà evitare la sovrapposizione di competenze tra Enti ed in particolare tra Comuni, Unioni e Regione e la gestione dei quasi 900 dipendenti, cuore e polmoni dei tanti servizi essenziali garantiti sino ad ora dalla uscente provincia di Bologna.
Servizi che ricordo vanno dalla gestione delle sistema scolastico di secondo grado, alla gestione delle principali arterie di mobilità, passando dalla pianificazione territoriale con l’importante lavoro sui tanti temi dell’agricoltura. E poi la cultura, la fauna, il controllo del territorio, insomma tanti servizi che dovremo decidere come dovranno essere svolti.
E qui credo sia stato il peccato originale di questo progetto, il non aver pensato alla transizione durante il necessario riordino, forse sperando che anche questa volta, come spesso in Italia, si sarebbe scampati alle ormai improrogabili riforme. Andavo ancora a scuola quando si parlava di Bologna Metropolitana e questi sono stati 20 anni che potevano essere utilizzati in modo molto più lungimirante piuttosto che arroccarsi su posizioni difensive.
Ad ogni modo ora ci siamo e per fare la “Grande Bologna” ci vuole da parte degli amministratori il coraggio di scegliere, il sostegno dell’esperienza dei tanti lavoratori di questo Ente e il supporto di tutto il milione di cittadini metropolitani, solo così potremo candidare Bologna come punto di riferimento nazionale e tentare di (ri)vincere il nostro scudetto.