DOMANDE FREQUENTI
Perché pensare alla fusione?
Le nostre amministrazioni da circa 20 anni lavorano insieme – prima tramite la Comunità Montana ora tramite l’Unione dei comuni ed il Distretto – ed un numero sempre più elevato di servizi viene erogato in forma associata senza neppure, in molti casi, che il cittadino ne abbia conoscenza. Gran parte del personale dei comuni è stato trasferito in Unione e nel giro dei prossimi due anni di fatto all’interno dei comuni rimarranno soltanto, oltre alle attività di supporto istituzionale, i servizi demografici e la gestione finanziaria. Saremo quindi arrivati alla massima espressione possibile di integrazione tramite l’Unione e questo non basterà più a fronteggiare le nuove esigenze della cittadinanza. Per questo la proposta di fusione è un salto di qualità, attraverso la costruzione di una casa comune che permetta di fare le scelte necessarie nei tempi giusti.
Come si chiamerà il nuovo comune?
Durante il referendum consultivo previsto il 25 novembre 2012 i cittadini della Valle del Samoggia potranno esprimere la loro preferenza tra quattro nomi che potrebbero diventare quello del Comune Unico: Samoggia, Valle del Samoggia, Valsamoggia, Samodia.
Come si fa con le strade che hanno lo stesso nome in comuni diversi?
Non c’è bisogno di cambiarlo, l’indirizzo riporterà il nome della strada, la località, il comune e la provincia. Ad esempio, via Mazzini n. 11, loc. Monteveglio, Comune di Valsamoggia (Bo). I codici di avviamento postale (CAP) rimarranno gli stessi.
Se pensiamo ai cartelli che identificano i nostri paesi non succede nulla, in quanto semplicemente verrà aggiunto/modificato ” comune di …” in calce. In realtà però il cambiamento sarà grande perchè il nuovo comune potrà avere le risorse necessarie per valorizzare il territorio e la sua identità, facendo emergere le tante peculiarità.
Dove saranno collocati i servizi più utili?
Tutti i servizi alla cittadinanza (es. fare la carta di identità, iscrivere i bambini all’asilo nido, pagare i tributi, ecc.) rimarranno esattamente dove sono ora e saranno erogati tramite gli “sportelli del cittadino” collocati in tutte le attuali sedi municipali: un unico ufficio in grado di rispondere a tutte le richieste che semplificherà notevolmente la vita degli utenti visto che non si dovrà più correre da un ufficio all’altro. Si aggiunge la comodità di poter accedere ai servizi indipendentemente dal comune di residenza, cioè ogni cittadino avrà cinque o più potenziali sportelli dove poter richiedere i servizi a seconda delle sue esigenze. Sono solo gli uffici interni, chiamati di “back office”, quelli che non interagiscono con i cittadini (ufficio paghe del personale, segreteria, ragioneria…) che vengono unificati per renderli più efficienti.
La fusione dei comuni comporterà il passaggio da 5 Sindaci a 1, da 23 assessori a 5, da 77 consiglieri a 16. Per mantenere lo stretto raccordo con i cittadini e le esigenze dei territori verranno istituiti con elezione diretta da parte dei cittadini i Consigli di Municipio che lavoreranno in stretta collaborazione con l’amministrazione unica. Tutto questo garantendo comunque un taglio dei costi della politica di circa 260.000 euro all’anno. Il Sindaco, la Giunta e il consiglio svolgeranno le attivitità istituzionali in uno dei comuni attuali, ma non si è ancora decisa la sede.
Quali vantaggi economici ci saranno per la comunità?
25-30 milioni in 10 anni. Questa è una prima stima di massima sulla base delle norme vigentidelle potenzialità di questo processo. Le risorse deriveranno dalle razionalizzazioni, sinergie e semplificazioni della macchina amministrativa, dagli incentivi nazionali (9 milioni di Euro) e regionali (9 milioni di euro) e dalle riduzioni di costi della politica (-260mila euro) e di indennità di responsabilità di funzionari amministrativi (un solo segretario comunale, un solo revisore, un solo responsabile finanziario…). Oltre a questo il comune unico sarebbe esentato per due anni dal “Patto di stabilità”, cioè la regola per cui, per contribuire al risanamento dei conti pubblici nazionali, ai comuni viene chiesto di incassare di più di quanto spendono e di tenere i soldi fermi in banca. Inoltre per legge il nuovo comune avrebbe la precedenza sui bandi per i finanziamenti erogati dalla regione.
A cosa si potrebbero destinare le risorse aggiuntive?
Con i risparmi potremmo realmente pensare ad un piano degli investimenti sui principali temi di azione ad esempio: politiche per la scuola, per mantenere liste di attesa zero e l’eccellenza nelle attività didattiche, o ipotizzare la realizzazione di un istituto superiore di vallata; politiche sociali: mantenendo le attuali risorse investite, quasi il doppio procapite della media nazionale; un piano di investimenti contro il dissesto idrogeologico per non dovere sempre intervenire dopo i danni e le tragedie; energia: per proteggerci dalla futura instabilità di prezzi e forniture; trasporti: investire in una grande rete di piste ciclabili o in una navetta di collegamento sul territorio della Valsamoggia.
Le amministrazioni dei nostri cinque comuni hanno già deliberato e richiesto alla Regione Emilia Romagna la stesura della legge di fusione. Questa procedura comprende l’indizione di un referendum per rilevare il parere dei cittadini. Il 25 novembre 2012 saremo quindi tutti chiamati ad esprimere un Sì o un No al progetto di fusione, sarà un momento di responsabilità al quale è importante giungere preparati. Per un voto più informato e consapevole sarà disponibile a tutti un rapporto di Revsione Civica sul questito referendario realizzato dai cittadini per i cittadini.
Qual è il destino dell’Unione di Comuni?
Le ipotesi sono di chiusura dell’attuale Unione, lasciando alcune convenzioni operative con il comune di Monte San Pietro (se richiesto), oppure di ragionare a livello distrettuale per creare una nuova Unione a quel livello, che si occupi di alcune tematiche, come ad esempio i servizi sociali, già attualmente erogate dai nove Comuni.
Dove sarà la sede del nuovo comune unico?
Non si è ancora deciso. È certo però che gli uffici di relazione col pubblico, o meglio “sportelli del cittadino”, rimarranno negli attuali edifici comunali che verranno poi chiamati Municipi con alcuni nuovi sportelli nelle frazioni principali oggi non servite. Per il cittadino non farà nessuna differenza che le buste paga dei dipendenti vengano preparate a Savigno o a Crespellano – la sede comunale principale sarà ricavata da immobili già di proprietà pubblica e avrà una certa rilevanza più che altro perché sarà il luogo che ospita il Sindaco e i rappresentanti politici. Saranno invece dismesse le attuali sedi dell’unione dei comuni e della polizia municipale associata.
Verranno assunti nuovi dipendenti?
Tendenzialmente no, si procederà prioritariamente alla formazione e alla riorganizzazione del personale esistente, nel tempo figure tecniche e/o operative di alta specializzazione, attualmente non presenti, potranno essere affiancate o subentrare nello staff.
Vengono licenziati dei dipendenti?
No, probabilmente per i primi anni di vita del nuovo comune, grazie alle sinergie e la riorganizzazione, non saranno ricoperte le uscite da mobilità o pensionamenti.
È stata fatta una verifica con la Regione Emilia Romagna che è il responsabile del referendum. Le operazioni di voto si possono effettuare solo presso i seggi del comune di residenza. Pertanto non è previsto il voto espresso all’estero.
Se se la maggioranza dei cittadini di un comune votassero “No” e quelli degli altri comuni “Sì” che succederebbe?
Il procedimento è unico e pertanto o si realizza la fusione con tutti i comuni oppure non si procede per nulla (non è ammesso lo scorporo di uno o più comuni). Il voto referendario in ogni sua espressione (anche differenziato comune per comune) sarà valutato dalla Regione Emilia Romagna che dovrà decidere se procedere con la legge di fusione o no.
I VANTAGGI ECONOMICI
La nascita del Comune Unico porta interessanti vantaggi sul piano del bilancio. Al momento rimane impossibile realizzare una vera simulazione di bilancio a causa del susseguirsi delle manovre finanziarie.
Ciò nonostante, è possibile fare considerazioni generali e proiezioni attendibili nelle quali è evidente che incentivi e i benefici si sommano ai risparmi di gestione andando a costituire un significativo guadagno di almeno il 10% rispetto allo scenario attuale.
Tradotto in termini monetari si tratta di circa 2.680.900 euro all’anno di beneficio economico nei primi dieci anni. Si tratta di risorse estremamente preziose in una fase economica come quella in corso, un potenziale che se gestito con lungimiranza andrà a costituire una componente essenziale delle strategie di investimento per il futuro della vallata.
Oltre a questo il comune unico sarebbe esentato per due anni dal “Patto di stabilità”, cioè la regola per cui, per contribuire al risanamento dei conti pubblici nazionali, ai comuni viene chiesto di incassare di più di quanto spendono e di tenere i soldi fermi in banca.
Infine, per legge, il nuovo comune avrebbe la precedenza sui bandi per i finanziamenti erogati dalla regione.
Il percorso verso l’eventuale Comune Unico si suddivide in 4 fasi distinte, le prime due sono ormai alle nostre spalle e siamo entrati nella terza.
FASE 1
È il periodo di studio e analisi dell’idea del Comune Unico. È stata caratterizzata dallo studio della SPISA, articolato in due momenti distinti, uno di analisi di base e uno di approfondimento. In questo periodo le amministrazioni hanno inoltre aperto tavoli di consultazione ed effettuato incontri pubblici per raccogliere pareri e suggerimenti. Attraverso questa fase gli amministratori si sono convinti della validità di questa idea e sono arrivati alla decisione di chiedere alla Regione Emilia Romagna di predisporre la legge per la fusione e deliberare l’indizione del referendum che consente ai cittadini di esprimersi in merito.
FASE 2
È quella che si è aperta con la richiesta di referendum e che si chiuderà con l’approvazione definitiva della legge regionale di fusione in caso di esito positivo del referendum. In questa fase continueranno le attività di informazione della cittadinanza e si svolgeranno alcuni processi di partecipazione finalizzati a rendere il voto più consapevole. In particolare è previsto una Iniziativa di Revisione Civica del quesito referendario.
FASE 3
Se il referendum avrà esito positivo si aprirà una fase di costruzione vera e propria del nuovo comune. Si tratterà di preparare il percorso che conduce all’elezione dei nuovi organi amministrativi. Anche questa fase sarà caratterizzata da processi di partecipazione e momenti di democrazia deliberativa che consentano ai cittadini di affiancarsi alle attuali amministrazioni nel disegnare il Comune Unico e alcuni dei suoi meccanismi di funzionamento. La preparazione delle elezioni dei nuovi organi comunali sarà affidata a un Commissario che subentrerà nelle funzioni delle attuali amministrazioni negli ultimi mesi dell’attuale mandato (dal gennaio 2014).
FASE 4
È quella che si apre una volta eletti i nuovi organi comunali, ovvero l’avvio vero e proprio della vita del nuovo Comune Unico.