Ricordo ancora le polemiche e i voti contrari quando fu approvato il piano urbanistico che prevedeva il nuovo polo della manifattura di Valsamoggia. Ricordo ancora chi diceva che non ci sarebbe stato nessun nuovo posto di lavoro. E penso oggi a chi continua a parlare di consumo di suolo quando negli ultimi mesi, utilizzando solo lo 0,1% di nuovo territorio (dati ISPRA dicono che tra il 2015 e il 2016 Valsamoggia ha utilizzato 19 ettari di suolo in più rispetto all’anno precedente, cioè 0,19km2 su 178km2 complessivi, appunto lo 0,1% per realizzare nuovi stabilimenti e infrastrutture fondamentali), abbiamo pianificato il futuro industriale del nostro territorio e dato un contributo importante a quello dell’intera area Metropolitana di Bologna: arriveranno infatti molte altre nuove imprese non appena completato l’iter di approvazione del piano urbanistico, con anche interessanti progetti di riqualificazione e rigenerazione di patrimonio edilizio esistente.
Per fortuna alla fine sono i fatti quelli che contano, e Valsamoggia è l’esempio che un territorio coeso può più facilmente pianificare aree industriali laddove ci sono già o sono previste le infrastrutture, evitando così di compromettere, ad esempio, zone collinari per le quali invece si valorizzano le naturali vocazioni come l’agricoltura di qualità e il turismo. Ringrazio le tante imprese, esistenti e nuove, che, investendo qui e non all’estero, stanno utilizzando questa occasione per uscire dal difficile periodo di crisi economica e creare occupazione. (In foto l’articolo de Il Resto del Carlino di oggi, 22 dicembre 2017)