Il discorso integrale
Buongiorno a benvenuti a tutti.
Non ci girerò intorno. Oggi non è un buon 25 aprile.
Sono tanti anni che ci chiediamo cosa sarebbe successo se quegli anticorpi della democrazia che spinsero tante giovani donne e uomini a scegliere di non piegarsi, anche a costo della propria vita, alle folli idee del regime nazifascista, si fossero attenuati.
Sono diversi anni che avevamo la netta sensazione che qualcosa stesse cambiando nel modo di ricordare i periodi bui dell’interruzione della democrazia in Italia, gli anni in cui si moriva per un’opinione non conforme a quella del regime o si veniva incarcerati e deportati nei campi di sterminio perché di una diversa etnia, religione, orientamento politico o sessuale.
Anni in cui, pian piano, in modo strisciante, la falsa retorica delle “paludi bonificate”, del “c’era più ordine” ha sostituito per molti la realtà storica.
E queste sensazioni sono purtroppo diventati fatti. Sempre di più, sempre più gravi, sempre più tollerati da una parte delle nostre Istituzioni. Proprio quelle che la Carta Costituzionale aveva creato per proteggerci dai pericoli delle derive dell’odio e dell’intolleranza.
Vorrei ricordare solo alcuni episodi di aggressione ed intimidazione, solo quelli degli ultimi giorni.
A Roma una docente di Storia medioevale ed ebraica, è stata oggetto di aggressione e sputi perchè creduta di religione ebraica
Sempre a Roma un ragazzino di 12 anni, figlio di una coppia di ingegneri trasferitasi in Italia dall’Egitto, è stato brutalmente aggredito mentre stava andando a scuola. Un gruppo di ragazzi più grandi lo ha accerchiato, minacciato e preso a botte e calci con estrema violenza. Alcuni compagni di classe lo hanno ritrovato sulla strada per la scuola, a terra, svenuto a causa delle percosse ricevute.
Alla collega Sindaca di Empoli è arrivata una busta con proiettili, svastica e minacce di morte. “Ti ammazziamo”, con fotocopia di un articolo sul conferimento alla città della medaglia d’oro per la Resistenza
A Roma su un autobus, con un copione ormai consolidato, tre cittadini di colore, dopo essere stati insultati con frasi razziste sono stati picchiati violentemente e uno ha subito la rottura del setto nasale. Così come a Napoli un 28enne originario della Costa d’Avorio e da 10 anni in Italia, si stava recando, come ogni giorno di prima mattina, in bicicletta sul posto di lavoro, un’azienda di pulizie. All’improvviso, un’auto l’ha investito di proposito. Poi, dall’auto sono scesi 4 uomini armati di bastoni, spranghe e sassi. “Schifo di uomo, munnezza. Vogliamo ucciderti”, hanno gridato, poi il pestaggio a colpi di crick e il lancio di pietre e bottiglie, insulti razzisti e minacce.
Pensate che da una recente statistica, gli episodi di questo tipo sono triplicati nell’ultimo anno.
E poi ci sono gli episodi nelle scuole.
A Foligno uno studente preso di mira dal suo maestro perché di colore e quindi “troppo brutto per essere guardato in viso” messo all’angolo dietro la lavagna, bacchettato sulle dita o costretto a restare da solo in aula mentre tutti gli altri erano in cortile a giocare.
A Ferrara in una scuola media, uno studente di religione ebraica è stato bullizzato da alcuni compagni al grido “Quando saremo grandi faremo riaprire Auschwitz e vi ficcheremo tutti nei forni”.
A Bologna alcuni liceali hanno pensato bene di festeggiare un compleanno il 27 di gennaio con un manifesto di Hitler con con la scritta “stasera sarà una serata a tutto gas”.
E poi ci sono le Istituzioni, appunto.
In diversi Comuni i sindaci hanno negato gli spazi per le celebrazioni del 25 aprile. In provincia di Monza poi, la sindaca ha sospeso le iniziative per prendersi una “pausa di riflessione”.
A Pisa un consigliere non partecipa al minuto di silenzio in ricordo della Shoah, e dopo dichiara che il Mein Kampf è il suo libro preferito, “un libro interessante. Folle, certo. Peccato che la scuola li nasconda un po’, testi così”. Parole sue.
A Verona poi, si è svolto un concerto nazi rock nella data di nascita di Hitler a cui hanno partecipato centinaia di militanti.
E poi assistiamo al consigliere per la comunicazione di una delle maggiori forze politiche che posta su internet la foto di un mitra, dicendo che la propria parte politica è “armata” e pronta a contrastare chi vuole fermarli. Aggiunge una faccina che ride, è vero. Ma lascio a voi giudicare se una faccina è sufficiente a mitigare la gravità di questa affermazione.
Che dire di più.
Forse, come temono alcuni, ci stiamo avvicinando di nuovo al momento in cui una volta per tutte ognuno di noi si troverà di fronte a quella scelta di fronte alla quale si trovarono i nostri nonni. E c’è solo una parte da cui stare.
Quella della democrazia, della libertà, del rispetto, dell’uguaglianza e della giustizia. I valori che le associazioni come ANPI difendono, tramandando la memoria di quello che è stato.
Per evitare di ricadere negli errori e negli orrori del passato. Per non essere ricordati un giorno come la generazione di quelli che si sono voltati dall’altra parte.
O, ancora peggio, quelli che per un misero interesse personale hanno consentito a questa minoranza di persone, solcate dall’odio e dal rancore, di prendere spazio, di affermarsi e arrivare nuovamente ai vertici della nostra società.
Buon 25 aprile quindi a tutti, che sia un giorno di riflessione per la nostra coscienza, e di sprone per quello che decideremo, ognuno di noi nella nostra vita quotidiana, da oggi in avanti. Siamo ancora in tempo. Nelle nostre azioni di ogni giorno, nell’esempio che diamo ai nostri figli.
Possiamo stare in silenzio, lasciando che siano altri ad occuparsene e cedere alla tentazione assecondare certi istinti.
Oppure scegliere ogni giorno di rifiutare ogni tipo di discriminazione, forma di odio e incitamento alla violenza. Fare sentire la nostra voce, anche quando è più facile stare dalla parte dell’opinione prevalente. E non accettare il compromesso al ribasso di chi non ha il coraggio di esprimersi nettamente su questi temi.
Per questo oggi più che mai c’è bisogno di dire