…Costruiamo insieme un mondo in cui l’8 marzo acquisti sempre di più il significato del festeggiamento dei risultati raggiunti e sempre meno quello di una lotta su cui c’è ancora tanta strada da fare…
Autore: Admin
Martedì 12 marzo apre la prima parte della Nuova Bazzanese
Finalmente ci siamo. Dopo tanto tempo e anni di lavoro (e pazienza), martedì prossimo apre il primo stralcio della nuova bazzanese, il tratto compreso tra lo svincolo Muffa/Crespellano/Via Lunga.
L’apertura avverrà in 3 FASI:
FASE1 | 6-11 MARZO: per completare i lavori di raccordo al tratto esistente, da Crespellano verso Bologna, la Nuova Bazzanese si imbocca con DIREZIONE OBBLIGATORIA PONTE RONCA allo svincolo Madonna Prati. Da Bologna verso Crespellano: si prosegue sul raccordo attuale regolamentato a senso unico. Il raccordo via Lunga / Bazzanese rimane uguale ad oggi.
FASE2 | 12 MARZO-1 APRILE: si apre la nuova bazzanese dalla Muffa fino a Via Lunga. Viene CHIUSO per il completamento dei lavori della rotonda il vecchio tratto di nuova bazzanese (in rosso). Viene RIAPERTA Via Lunga solo nel tratto a nord, in ingresso e uscita alla mano.
FASE3 | dal 2 APRILE: si completa il tratto con APERTURA COMPLETA della ROTONDA di via Lunga.
Nota (*): riguardo l’apertura del raccordo con il casello, la richiesta di aggiornamenti da parte nostra è costante. Il procedimento di collaudo (che come comunicato in precedenza è in capo al Ministero dei Trasporti, Società Autostrade e Città metropolitana) risulta ancora in corso, con le relative verifiche e richieste alla ditta appaltatrice. Non vi sono ancora notizie certe riguardo una possibile apertura contestuale il 12 marzo. Vi terremo aggiornati.
Stasera ore 20.30 speciale ricevimento in diretta Facebook per tutte le domande e le curiosità sulla bazzanese e su tanto altro.
In video l’anteprima e in commento le foto delle fasi.
Fiumi, frane e cambiamenti climatici:
come funziona la prevenzione per i Comuni
Che il tema della prevenzione del dissesto idrogeologico in Italia sia cruciale, non è una novità. Siamo un Paese lungo, stretto, costantemente in movimento, con gli Appennini che ci attraversano come una spina dorsale e migliaia di fiumi e torrenti che scaricano sui lati bagnati dal mare. Trovare qualche km quadrato senza problemi o senza necessità di lavorare per prevenirli è praticamente impossibile. Se ci aggiungiamo i condoni edilizi che puntualmente ritornano a sanare abusi impensabili (l’ultimo pochi mesi fa) e i cambiamenti climatici che alla fine sono arrivati e che per qualcuno – nel 2019! – sono “colpa del Diavolo”, la frittata è fatta.
E quando ci sono dei disastri siamo subito tutti pronti a cercare qualcuno a cui dare la colpa e, spesso, dimentichiamo di considerare che quando la prevenzione viene fatta, si contribuisce ad evitarli, i disastri, o a mitigarne gli effetti.
In Valsamoggia sono stati investiti centinaia di migliaia di euro per pulire e risagomare i torrenti, sistemare e consolidare le frane, riparare gli argini con interventi definitivi come i massi ciclopici. Poi c’è ancora tanto da fare, ma nessuno avrà mai la bacchetta magica per fare tutto insieme, anche perchè, nonostante siano spesso i Comuni ad intervenire, quasi sempre non ne hanno neppure la competenza amministrativa e quindi, ovviamente, nemmeno fondi dedicati, che devono essere poi recuperati dalle risorse locali. E alla fine anche quando si interviene, come su ogni cosa ai nostri tempi, scatta il dibattito, più o meno approfondito, sulla tipologia dell’intervento effettuato.
Facciamo chiarezza quindi su come funziona, ad esempio, un intervento preventivo su un fiume: dopo aver rilevato un’esigenza, la si comunica all’Ente competente (che ci risponde se ha o meno i soldi per intervenire), e si individua uno studio di professionisti che fa il progetto. Questo progetto viene sottoposto alla Regione, al Consorzio di bonifica, alla Soprintendenza se area sotto tutela, al Demanio se area demaniale, all’Arpae, all’ente o al privato proprietario della strada etc., per ottenere le autorizzazioni. Poi si cercano i fondi, si svolgono le pratiche di gara per l’affidamento dei lavori e si interviene.
Penso sia chiaro quindi che il Sindaco, insieme agli assessori, non può MAI decidere il tipo di intervento, ma solo l’esigenza di intervenire, anche grazie alle segnalazioni e i contributi di ogni tipo, che sono sempre i benvenuti. Ricordando però di fare attenzione a semplificare problemi che essendo complessi, hanno cause e richiedono interventi più articolati rispetto a quello che sembrano a prima vista.