Grazie a tutti gli organizzatori e ai numerosi atleti e simpatizzanti che hanno partecipato a questa tradizionale iniziativa montevegliese. (sotto articolo RdC di sabato 4 maggio)
Categoria: italia
Il 25 aprile è vivo
“Buongiorno a tutti, e grazie davvero per essere qui questa mattina, in questo giorno in cui ricordiamo il momento più importante per il nostro Paese, per le nostre comunità e per la nostra Repubblica, fondata su quella democrazia conquistata con la battaglia contro chi ci aveva tolto la libertà e che proprio oggi, come ogni anno da quel non tanto lontano 1945, ricordiamo.
E’ un momento storico estremamente difficile: in questi ultimi mesi è aumentato lo scoramento dei tanti italiani che non vedono nessuna prospettiva di uscita da quella lunga galleria che abbiamo imboccato, fatta di una miscela esplosiva di crisi economica, sociale, di identità e di valori. E purtroppo, grazie anche alla persistente incapacità dei governanti del nostro Paese di dare un qualunque tipo di risposta ai problemi reali della gente, primo fra tutti la tragedia della mancanza di lavoro – molti hanno trovato e stanno trovando rifugio nelle facili soluzioni proposte dai soliti imbonitori, proprio come già abbiamo visto in altri periodi storici analoghi e in altre aree del nostro pianeta.
Invece di essere un esempio da seguire vediamo i nostri rappresentanti che non solo con le loro azioni alimentano pericolosi sentimenti antidemocratici, ma che neppure rispettano le principali regole della nostra Carta Costituzionale, lungimirante documento scritto da straordinari interpreti che riuscirono insieme ad abbattere muri ideologici che sembravano invalicabili, a favore della ricerca della migliore sintesi per tutelare il bene comune del popolo italiano.
Abbattimento di muri e sintesi tra culture si badi bene, che non va confuso con il compromesso al ribasso, con chi non difende o rappresenta nessun principio, se non la propria salvaguardia personale e di fazione.
E lasciatemi aggiungere, visti anche i recenti episodi, che siamo al punto che esponenti politici divorati da una smania di autoconservazione che ne compromette l’onestà intellettuale sono arrivati anche ad azzerare l’antico valore dell’accordo verbale, quella stretta di mano che per le nostre popolazioni valeva come e più di un contratto, lasciando spazio a lotte di potere distruttive ad opera di indegni personaggi in teoria portatori di interessi collettivi ma che in realtà neanche più gli interessi e i valori della parte politica a cui sono affiliati riescono a tutelare.
Questo spettacolo spinge comprensibilmente chi ha voglia di impegnarsi per il bene comune a diffidare dai tradizionali soggetti rappresentativi e a cercare nuove vie di azione collettiva. E’ comunque un buon segnale quando le persone escono dal chiuso dei loro recinti e si interessano del bene comune, soprattutto se si tratta di giovani, animati da spirito civico e voglia di fare.
Ma proprio per questo vorrei dire a quei giovani di non cedere alla tentazione di pensare che risolvere i problemi significhi passare solo attraverso esecuzioni di piazza che, per ora, si traducono in non meno cruente gogne mediatiche senza contraddittorio né appello.
Non cedete ai decenni di esaltazione dell’individuo come essere singolo e non come membro di una comunità, e alla conseguente semplificazione che riduce la democrazia a sondaggio deliberativo, illudendosi che da soli i nuovi mezzi di comunicazione – che offrono grandi possibilità di partecipazione da cogliere senza chiusure e pregiudizi – possano sostituire la fatica delle decisioni collettive fatte di composizione di visioni e di interessi, di rappresentanza intesa non solo come mandato imperativo, di tutela dei più deboli, di chi si trova alla periferia e non riesce ad avere voce nel dibattito pubblico, sia che esso avvenga nelle istituzioni tradizionali, sia che esso avvenga su piattaforme di partecipazione elettronica.
Stiamo attenti alla logica in cui tutti gli “altri” diventano nemici da abbattere in un circolo perverso in cui, prima o poi, gli “altri” diventiamo proprio noi, come ad esempio sta succedendo nella vicina Svizzera in cui, nell’indifferenza generale, enormi manifesti paragonano gli Italiani lavoratori pendolari, tra l’altro proprio quelli del nord, a ratti infestanti che rubano il lavoro ai locali.
Ma spesso questo non importa, l’importante è fare massa e attirare consenso, distruggere il nemico, trasformare in bersaglio proprio quelle istituzioni che sono state create per evitare questo tipo di derive in momenti storici come quello che stiamo vivendo.
Certo, gli anticorpi contro queste tentazioni sono più forti qui da noi che altrove: come ho ricordato recentemente durante il dibattito in consiglio comunale per l’approvazione di un ordine del giorno contro la ricomparsa di movimenti di ispirazione nazifascista, è più facile mantenere certi valori da parte di chi ha avuto testimonianze dirette, e tutti noi abbiamo avuto una nonna o un genitore che ci ha raccontato l’orrore di quel periodo.
Non è facile invece trovare gli strumenti giusti per comunicare con le nuove generazioni: preziose attività vengono svolte nelle scuole, ma esiste una difficoltà oggettiva a colmare le distanze culturali con chi è nato in un mondo nuovo e può pensare che si tratti di storie appartenenti a tempi antichi e irripetibili, quasi come se non fossero mai davvero accadute.
Purtroppo, fortunatamente ancora non qui da noi, in tante altre realtà ci sono anche insegnanti che rifiutano queste occasioni dicendo che “non si fa politica a scuola”. Spesso gli stessi che considerano il ricordo della liberazione del 25 aprile 1945 una iniziativa di parte, di una fazione politica.
Questo è il senso della memoria storica, seppur in un clima di sfiducia verso i nostri rappresentanti e nelle difficoltà, essa deve servire a non lasciare lentamente ritornare la tentazione di risolvere i problemi delegando un capo che decide per tutti. E’ necessaria quindi una ferma condanna non solo per gli eventi del passato ma anche verso coloro che oggi a tutti i livelli si esprimono verso di essi con toni condiscendenti, vedi ad esempio i recenti episodi di Casapound e di movimenti neo fascisti.
Nessuna giustificazione o tolleranza, né cedimento verso il revisionismo storico: bisogna opporsi con fermezza alla deriva dei valori. E per questo sono orgoglioso della presenza a Monteveglio di una così attiva sezione dell’ANPI: l’impegno di noi tutti non si esaurisce solo con un voto sull’ordine del giorno in consiglio comunale o con una commemorazione, ma con il lavoro quotidiano di condanna verso chiunque tenti di minare quella libertà che la nostra democrazia ci garantisce.
E in questo senso l’anno in corso è particolarmente importante per le nostre comunità in quanto ricordiamo Don Giuseppe Dossetti a 100 anni dalla sua nascita come padre costituente ed esemplare interprete di quella lungimiranza, senso delle istituzioni e del bene collettivo, che sarebbero tanto necessari in un momento storico come quello che stiamo attraversando.
Un momento storico in cui tutti – partiti, movimenti, rappresentanti dei cittadini e delle istituzioni – e nonostante le difficoltà, dobbiamo continuare il dialogo ed il confronto, senza spaventarsi delle asprezze, per trovare quella via che è stretta, ma che esiste!
La via che da un lato ha la volontà di sfasciare tutto, non preoccupandosi del fatto che dentro a quel “tutto” ci sono anche le garanzie di libertà, democrazia e uguaglianza; e dall’altro lato ha all’opposto l’arroccamento difensivista dentro il Palazzo, che non ha la lucidità di distinguere tra populismo e invece contestazioni costruttive, e che risponde sordamente alla domanda di cambiamento con l’ostinato mantenimento dello status quo, sbattendo porte in faccia a chi prova ancora, testardamente, a portare i cittadini ad innamorarsi di nuovo delle istituzioni, come ha auspicato qualche settimana fa la neo Presidente della Camera Laura Boldrini.
Quella via stretta esiste se abbiamo tutti ben chiaro il fatto che per individuarla, le istituzioni e la politica non devono aver paura di cambiare. Ognuno ai propri livelli, con pazienza, tenendo insieme segnali di esempio e moralizzazione della vita pubblica che possono essere dati subito, ed un lavoro di prospettiva e di riforma, con lo sguardo lungo e con la consapevolezza che ogni cambiamento richiede coraggio e suscita resistenze.
E’ con questo spirito che si deve aprire, tra qualche giorno, la nostra “Assemblea Costituente”, che avrà l’ambizione di riunire le migliori energie del nostro territorio per scrivere lo Statuto Comunale che per noi sarà la carta fondante del nuovo Comune unico: i principi ai quali dal primo di gennaio del 2014 i nuovi cittadini della Valsamoggia si ispireranno, per garantire la qualità della vita necessaria a riprenderci una prospettiva di futuro che sia all’altezza delle nostre comunità e dei nostri giovani.
Il mio invito è quello di partecipare ai lavori con lo stesso spirito che ha portato i nostri padri costituenti a scrivere la nostra costituzione, superando vecchi contrasti, pregiudizi, rancori o peggio interessi particolari e cercando invece di contribuire ognuno con la sua parte migliore, quella che, non poi tanti anni fa, ha spinto tanti nostri giovani concittadini a mettere in gioco la propria vita per riconquistare quella libertà di cui erano consapevoli che probabilmente non avrebbero goduto ma avrebbero lasciato in eredità ai propri figli e alle proprie comunità come gesto estremo di generosità e contributo alla costruzione del bene collettivo.
Partecipare e ragionare insieme non vuol dire scoraggiare le salutari contrapposizioni o le inevitabili visioni discordanti in quel pluralismo di idee che è il sale della democrazia, solo che dovremmo essere capaci – tutti noi – di riuscire a distinguere i piani, quando si tratta di costruire insieme regole e principi condivisi che sono destinati a durare anche dopo di noi, rappresentanti pro tempore della volontà popolare, e a regolare per lungo tempo la vita delle nostre comunità.
Questa è una delle tante sfide dei nostri tempi, proviamo tutti insieme su questo e sui tanti problemi da affrontare, ad essere all’altezza di quei giovani ragazzi che oggi con tanta gratitudine e ammirazione ricordiamo.
Se a tutti i livelli ripartiamo da qui, se teniamo sempre bene in mente da dove veniamo, e se non abbiamo paura di cambiare partendo da noi stessi, c’è ancora speranza per questo Paese e per tutti noi.
Viva la Resistenza! Viva l’Italia! ”
Daniele Ruscigno Sindaco di Monteveglio – Saluto di apertura
(grazie a Emilio Varricchio per alcune delle foto pubblicate)
Approvato l’ordine del giorno contro la ricomparsa di movimenti di ispirazione nazista e fascista
Il Consiglio Comunale di Monteveglio ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno (Allegato delibera 7-2013-pdf) proposto dal gruppo Progetto Democratico contro la ricomparsa di movimenti di ispirazione nazista e fascista promosso dall’Anpi di Monteveglio e Bologna e dalla Provincia di Bologna.
Hanno introdotto la Prof.ssa Salustri e l’ex partigiano Bruno Monti. Qui (pdf)una sintesi degli interventi. Sotto ivnece una sintesi del mio intervento di chiusura: ” ..è più facile percepire certi valori da parte di chi ha avuto testimonianze dirette, tutti noi abbiamo avuto una nonna o un genitore che ci ha raccontato l’orrore di quel periodo. Non è facile invece trovare gli strumenti giusti per comunicare con le nuove generazioni: numerose attività vengono svolte con la scuola, ma esiste una difficoltà oggettiva a colmare le distanze culturali, tutto sembra così lontano ed inverosimile che sembra impossibile sia accaduto davvero. Purtroppo, fortunatamente non da noi, in altre realtà ci sono anche insegnanti che rifiutano queste occasioni dicendo che “non si fa politica a scuola”. Questa è storia, e il ricordo serve a non lasciare lentamente ritornare la tentazione di risolvere i problemi delegando un capo che decide per tutti. E’ necessaria quindi una ferma condanna non solo per gli eventi del passato ma anche verso coloro che oggi a tutti i livelli si esprimono con toni condiscendenti, vedi ad esempio i recenti episodi di Casapound. Nessuna giustificazione o tolleranza, né cedimento verso il revisionismo storico, bisogna opporsi con fermezza alla deriva dei valori. Sono orgoglioso della presenza a Monteveglio di una così attiva sezione dell’ANPI: l’impegno di noi tutti non si esaurisce con il voto sull’ordine del giorno, ma con il lavoro quotidiano di condanna verso chiunque ci vuole privare della libertà che la nostra democrazia ci garantisce”.
Valsamoggia Crevalcore: 38Km di solidarietà
Ieri mattina dalla Piazza di Monteveglio è partita una staffetta composta dagli atleti dell’Atletica ValleSamoggia e da alcuni volontari delle associazioni locali con destinazione Crevalcore, per consegnare un contributo alla ricostruzione raccolto con diverse iniziative locali.
Ringrazio tutti gli organizzatori, tutti gli atleti e tutti i rappresentanti delle Associazioni locali per questa bellissima giornata di solidarietà verso le popolazioni colpite dal terribile sisma dello scorso anno (qui altre foto della giornata).
Con l’IGP della Ciliegia valorizziamo le nostre produzioni locali
Con la publicazione in gazzetta Ufficiale europea del Reg.1032/2012 è stato ufficializzato l’ottenimento del marchio IGP per la Ciliegia di Vignola. Un riconoscimento di questo tipo, concesso esclusivamente a prodotti che comprovano un forte legame con la zona di produzione, ha anche un’importante ricaduta sul territorio stesso grazie all’influenza positiva legata al turismo ed alle tradizioni eno-gastronomiche così rilevanti per il nostro comprensorio.
La zona di coltivazione della Ciliegia di Vignola comprende 28 comuni appartenenti alle provincie di Bologna e Modena; i comuni bolognesi sono in totale 13, nello specifico Bazzano, Casalecchio di Reno, Castel d’Aiano, Castello di Serravalle, Crespellano, Gaggio Montano, Marzabotto, Monte San Pietro, Monteveglio, Sasso Marconi, Savigno, Vergato, Zola Predosa. Nell’areale bolognese viene prodotto circa il 30% della produzione totale della ciliegia di Vignola e la zona contava censimento cerasicolo datato 1998 numero 651 aziende cerasicole.
Ora che è stato ottenuto ufficialmente il marchio è necessario prepararsi al meglio per la delicata fase dell’avviamento dalla quale dipenderà in gran parte il successo dell’iniziativa. L’obiettivo è quello di riuscire a confluire la maggior parte del prodotto marchiato attualmente all’interno del “Vignola IGP”; per ottenere ciò è necessario predisporre un’oculata programmazione ed avviare una serie di attività che ne facilitino il raggiungimernto dell’obettivo. Il rischio fondato che pochi agricoltori aderiscano all’IGP porterebbe alla perdita del valore aggiunto che il marchio Vignola dà alla ciliegia e a tutto il territorio.
Per raggiungere i risultati prefissi è stato redatto un progetto di sostegno all’avviamento dell’IGP, che vedrà il supporto anche economico delle Amministrazioni Comunali della Valsamoggia (qui il documento) che prevede l’attuazione delle seguenti attività da parte del consorzio della Ciliegia:
1. Divulgazione del disciplinare di produzione e discussione delle modalità di addesione delle aziende all’IGP Ciliegia di Vignola;
2. Aggiornamento catasto delle aziende cerasicole e predisposizione e stesura del Piano dei controlli;
3. Predisposizione delle domande e inserimento informatico dei dati;
4. Analisi preliminari del prodotto per verifica dei requisiti di accesso (previsti dal disciplinare di produzione) delle varietà;
5. Certificazione delle aziende.
Se interessati ad ottenere tale accreditamento potrete presentare opportuna domanda tramite i seguenti riferimenti entro e non oltre il giorno martedì 09 aprile 2013.
Per chi vuole avere ulteriori infomazioni i Sindaci dei 6 Comuni dell’Unione di Comuni Valle del Samoggia invitano tutti all’incontro di mercoledì 3 aprile 2013 alle ore 18.00 presso la sala consiglio del Comune di Monteveglio.
Riferimenti Consorzio: Via dell’Agricoltura, 1 – Vignola – MO – 41058 Telefono:059/773645 Fax: 059/773645 E-Mail: consorziodellaciliegia@tin.it
Voto il Partito Democratico perchè sono stanco dei venditori di sogni
Siamo un Paese curioso. Dopo aver lasciato crescere il debito nei favolosi anni ’80, abbiamo abboccato per un lunghissimo ventennio ai vari venditori di sogni, alle promesse di milioni di posti di lavoro e meno tasse, a soluzioni miracolose (o semplicemente demenziali) come la divisione in due dell’Italia, come se tagliarsi un braccio fosse la soluzione per guarire una polmonite. Dovremmo avere capito che chi propone soluzioni semplici per problemi complessi ci racconta frottole o no? No, perché sono settimane che se ne sentono di tutti i colori.
“Abbiamo 2mila miliardi di debito?! semplice non lo paghiamo!”, “Mancano posti di lavoro? ti do 1000euro al mese finchè non lo trovi!” “Non sei d’accordo con quello che (io) dico? Togliti dai coglioni!”, “ci sono dei corrotti? Spazziamo via tutti! (E quelli onesti che hanno sempre rispettato le regole? E tutti i giovani che entrano in politica adesso? Tutti uguali? Tutti da insultare e da mandare a casa?)”.
Ma la cosa davvero incredibile è che spesso gli stessi che hanno sostenuto chi ci ha portato sino qui ora si lavano la coscienza dietro il rassicurante (!) ennesimo (poco utile) capopolo. Perchè ci sarà qualcuno che in questi anni ha fatto le scelte politiche che ci hanno portato qui o che semplicemente ha scelto di disinteressarsi della cosa pubblica finchè la crisi non l’ha toccato in prima persona, no? O sono spariti tutti? O è sempre colpa degli altri?
Troppo facile adesso urlare e incazzarsi con un “tutti” che è come dire “nessuno”, che è come cancellare le responsabilità di scelte politiche ed ideologiche precise: dov’era tutta questa gente prima, mentre in molti resistevano giorno dopo giorno per garantire i servizi primari mentre venivano sprecati miliardi in Alitalia, ponti sullo stretto, multe per le quote latte? Mentre veniva attaccata la nostra Costituzione, mentre veniva fatta a pezzi la nostra immagine nel mondo?
Io semplicemente voglio ripartire di chi mi ha garantito fino ad ora la qualità della vita dei miei territori, da chi assicura l’asilo nido e i servizi scolastici a tutte le famiglie e non solo a quelle ricche, da chi sostiene le fasce deboli della popolazione e non le considera un fastidio, da chi vuole una sanità pubblica per tutti e non solo per chi può, da chi pensa che il lavoro sia la base della dignità delle persone e da chi vuole che il contributo ai costi dei servizi della comunità sia proporzionale al proprio reddito e non provenga solo dagli onesti che pagano tutto sino all’ultimo centesimo, anche per chi non paga.
Non è più il momento del tutti contro qualcosa e qualcuno, basta urla, nessuno ha totalmente ragione o completamente torto, bisogna imparare a condividere gli obiettivi per far si che si possano realizzare veramente. Da soli non si va da nessuna parte. Se non si capisce questo tra vent’anni saremo di nuovo qui ad ascoltare il comiziante di turno e a chiedere l’ennesimo azzeramento generale, dopo aver bruciato l’ennesima generazione.
Io per questi motivi ho scelto di votare le tante ragazze e ragazzi, i colleghi amministratori quotidianamente in trincea sui territori e i tanti amici lavoratori e studenti che compongono la squadra del Partito Democratico, un progetto vero per far ripartire l’Italia con il contributo di tutti.
La tragedia del regime nazifascista nelle parole di Armando Gasiani
Monteveglio ha ospitato l’ex deportato Armando Gasiani, 86 anni, nella sala sognoveglio per raccontare la sua esperienza ai ragazzi della scuola primaria. Sotto il video della sua testimonianza.
A diciassette anni Armando Gasiani, contadino e partigiano bolognese, viene deportato a Mauthausen, il terribile campo di sterminio austriaco. Con lui il fratello Serafino, più grande di pochi anni. Dopo la drammatica vicenda nel campo, Armando riesce a ritornare ma Serafino muore in prigionia. Una storia d’amore e di politica, una visione sull’Italia contadina e operaia e sulla conquista della democrazia. Armando Gasiani torna in un Paese intento a dimenticare e a superare le colpe per poter stare al tavolo dei vincitori della seconda guerra mondiale e per questo, non ascoltato da nessuno, resta in silenzio per cinquant’anni. La notte di natale del 1997, grazie all’amore e al coraggio della moglie Maria, Armando assiste al film “La vita è bella” con Roberto Benigni e in un fiume di lacrime inizia a raccontare a molti giovani la sua storia. Così la vicenda personale diventa memoria di tutti, come in una Resistenza posticipata. (dal Libro “Nessuno mai ci chiese. La vita del partigiano Armando Gasiani deportato a Mauthausen”. Ed.Nuova Dimensione).
E’ stato recentemente prodotto un docufilm sulla sua vita dal titolo “Mauthausen 115523, la memoria necessaria” realizzato per il Comune del Castello di Serravalle da Gabriele Veggetti e Antonio Saracino.
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Benvenuta Valsamoggia
L’assemblea legislativa di martedi scorso ha deliberato in merito al progetto di fusione dei comuni della nostra vallata, facendo nascere il nuovo Comune della Valsamoggia, che apre numerose possibilità di sviluppo del nostro territorio e diventa nuovo punto di riferimento per l’intera area bolognese e per la futura città metropolitana.
I nostri cinque municipi escono più forti da questo processo sia perché avranno più risorse per far emergere le loro peculiarità e per rispondere su tutti i territori ai bisogni dei cittadini con la stessa qualità, sia perché ora diventeranno protagoniste della progettazione di un nuovo futuro collettivo, di un gioco di squadra che non cancella storie e identità ma le valorizza.
La fusione della Valsamoggia dimostra inoltre che le riforme istituzionali che modernizzano il nostro stato sono davvero possibili e che chi dice il contrario lo fa o per qualche interesse di parte o semplicemente perchè gli manca la volontà reale di utilizzare gli strumenti che esistono, perchè è molto più facile continuare a lamentarsi dicendo “tanto in Italia le cose non funzionano” piuttosto che impegnarsi per provare a cambiarle. Non è un caso che numerose richieste di unificazione siano arrivate alla regione nei giorni scorsi e che in tanti comuni siano stati avviati discussioni e studi di fattibilità, da parte tra l’altro, di gruppi totalmente eterogenei che vanno da liste composte da partiti di destra, di sinistra o liste civiche locali.
Quello che spesso manca in Italia infatti è il coraggio di aprire nuove strade, di scommettere su idee innovative, di smuovere quello che spesso appare come un arcaico teatrino del potere, fatto di veti al cambiamento e ricerca di visibilità a tutti i costi, anche raccontando frottole o come usa adesso lanciando proposte shock o meglio scioc..che.
Chi in Valsamoggia ha sostenuto questo progetto sente tutto il peso della responsabilità di dimostrarne la validità ed il grande potenziale, sia verso chi finora non è stato favorevole, sia verso la maggioranza dei cittadini che hanno scelto di scommettere sul futuro e non avere paura del cambiamento. Ma che cos’è impegnarsi in politica se non prendersi la responsabilità di provare a cambiare la realtà, un pezzetto alla volta, per renderla migliore?
Ora andiamo avanti, scriviamo insieme lo Statuto del nuovo comune per mantenere servizi di qualità vicino alla gente, investire sul territorio e progettare nuove forme di partecipazione dei cittadini nelle istituzioni locali. C’è bisogno del contributo di tutti. Buon lavoro a tutti noi.
Lunga vita all’Ospedale della Valsamoggia
Nella assemblea pubblica che si è svolta il 28 gennaio scorso in una gremita sala del cinema di Bazzano (oltre 400 persone presenti), si è discusso del futuro dell’Ospedale G.Dossetti, facendo chiarezza su elementi che troppo spesso sono stati usati per raggiungere scopi che ben altro hanno a che fare con la reale tutela della salute delle nostre comunità.
Il Sindaco di Bazzano Elio Rigillo nell’intervento di apertura ha subito chiarito il nodo principale oggetto dello serata con le parole: “l’Ospedale di Bazzano NON chiude”. Per la verità nessuno ha mai avuto l’intenzione di chiuderlo, se non nelle carte di quella sciagurata prima bozza di riordino del governo Monti (che prevedeva la chiusura dei centri sotto i 120 posti letto) che però ha visto l’immediata opposizione della nostra Regione nella persona del Presidente Vasco Errani che ha ottenuto la modifica nella stesura definitiva del decreto in virtu del sistema a rete e delle innovazioni già realizzate nella nostra regione.
E qui la prima considerazione: mentre c’è chi grida al lupo nelle piazze e c’è chi lavora e porta a casa i risultati per la gente.
Poi i Direttori Ripa di Meana e Annicchiarico hanno fatto chiarezza sui servizi previsti nel nostro ospedale e in che termini avverà lo sviluppo degli stessi , rispondendo anche a diverse domande del pubblico. Ha chiuso la serata il puntuale e chiaro intervento dell’Assessore Carlo Lusenti (sotto video integrale) che ha definito le politiche regionali in materia sanitaria ricordando che i risultati ottenuti “non sono una questione di fortuna: deve essere chiaro dove si vuole arrivare e noi lo sappiamo, e confrontarci apertamente ma non usare strumentalmente certi argomenti nei modi di chi tira il sasso e poi se ne va tanto per sollevare un po’ di polvere, da un lato lamentandosi che i cittadini sono spaventati ma dall’altro facendo proprio della paura che genera ingiustificatamente nei cittadini l’unico modo di crearsi una platea che l’ascolta (…). Stiamo sereni e stiamo insieme nella chiarezza e ricordiamoci del grande patrimonio che ci siamo costruiti in questi decenni, che va cambiato per essere mantenuto e migliorato.”
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