Siamo un Paese curioso. Dopo aver lasciato crescere il debito nei favolosi anni ’80, abbiamo abboccato per un lunghissimo ventennio ai vari venditori di sogni, alle promesse di milioni di posti di lavoro e meno tasse, a soluzioni miracolose (o semplicemente demenziali) come la divisione in due dell’Italia, come se tagliarsi un braccio fosse la soluzione per guarire una polmonite. Dovremmo avere capito che chi propone soluzioni semplici per problemi complessi ci racconta frottole o no? No, perché sono settimane che se ne sentono di tutti i colori.
“Abbiamo 2mila miliardi di debito?! semplice non lo paghiamo!”, “Mancano posti di lavoro? ti do 1000euro al mese finchè non lo trovi!” “Non sei d’accordo con quello che (io) dico? Togliti dai coglioni!”, “ci sono dei corrotti? Spazziamo via tutti! (E quelli onesti che hanno sempre rispettato le regole? E tutti i giovani che entrano in politica adesso? Tutti uguali? Tutti da insultare e da mandare a casa?)”.
Ma la cosa davvero incredibile è che spesso gli stessi che hanno sostenuto chi ci ha portato sino qui ora si lavano la coscienza dietro il rassicurante (!) ennesimo (poco utile) capopolo. Perchè ci sarà qualcuno che in questi anni ha fatto le scelte politiche che ci hanno portato qui o che semplicemente ha scelto di disinteressarsi della cosa pubblica finchè la crisi non l’ha toccato in prima persona, no? O sono spariti tutti? O è sempre colpa degli altri?
Troppo facile adesso urlare e incazzarsi con un “tutti” che è come dire “nessuno”, che è come cancellare le responsabilità di scelte politiche ed ideologiche precise: dov’era tutta questa gente prima, mentre in molti resistevano giorno dopo giorno per garantire i servizi primari mentre venivano sprecati miliardi in Alitalia, ponti sullo stretto, multe per le quote latte? Mentre veniva attaccata la nostra Costituzione, mentre veniva fatta a pezzi la nostra immagine nel mondo?
Io semplicemente voglio ripartire di chi mi ha garantito fino ad ora la qualità della vita dei miei territori, da chi assicura l’asilo nido e i servizi scolastici a tutte le famiglie e non solo a quelle ricche, da chi sostiene le fasce deboli della popolazione e non le considera un fastidio, da chi vuole una sanità pubblica per tutti e non solo per chi può, da chi pensa che il lavoro sia la base della dignità delle persone e da chi vuole che il contributo ai costi dei servizi della comunità sia proporzionale al proprio reddito e non provenga solo dagli onesti che pagano tutto sino all’ultimo centesimo, anche per chi non paga.
Non è più il momento del tutti contro qualcosa e qualcuno, basta urla, nessuno ha totalmente ragione o completamente torto, bisogna imparare a condividere gli obiettivi per far si che si possano realizzare veramente. Da soli non si va da nessuna parte. Se non si capisce questo tra vent’anni saremo di nuovo qui ad ascoltare il comiziante di turno e a chiedere l’ennesimo azzeramento generale, dopo aver bruciato l’ennesima generazione.
Io per questi motivi ho scelto di votare le tante ragazze e ragazzi, i colleghi amministratori quotidianamente in trincea sui territori e i tanti amici lavoratori e studenti che compongono la squadra del Partito Democratico, un progetto vero per far ripartire l’Italia con il contributo di tutti.